Dongiò
Dongiò non sta per Don Giovanni. Nessun riferi mento quindi all’opera di Mozart. Nessuna nota del pentagramma è stonata e tutto fa presagire sin dall’ingresso ad un’amabile sosta. Stile classico, atmosfera che ricorda i ristoranti di inizio ‘900, con tavoli e sedie sobri ma ben apparecchiati e ordinati, il pavimento in graniglia e alle pareti, antichi documenti e quadri. Se siete in cerca di un ristorante che trasuda di casa, dove la semplicità e la familiarità autentiche sono inossidabili, allora questo è l’indirizzo che fa per voi. Ambiente che cerca l’accostamento al cliente, non il distacco freddo e rigoroso di certi ambienti asettici e modaioli. La gestione affidata dal 1987 alla famiglia Criscuolo è solida e ben collaudata, premiata dall’affollamento del locale ogni giorno dell’anno, anche grazie a una politica dei prezzi contenuta e adeguata. Per questo vi raccomandiamo di prenotare sempre con qualche giorno di anticipo. Qua e là ricordi che ci riconducono alla Calabria – terra di origine paterna - e alla Romagna, terra in cui è nata Milena, madre dei fratelli Criscuolo e colonna portante di questo ristorante: è lei infatti che prepara a mano ogni mattina tutte le paste proposte in carta e che hanno reso celebre il Dongiò. Il clima è informale, caldo e accogliente, lontano dallo stereotipo della spettacolarizzazione dei fornelli. Ciò che conta, sembrano dire dalla cucina, è la sostanza. E qui la sostanza non manca.
Cosa si mangia
Le proposte sono all’insegna della semplicità. Sarà per questo che i sapori e i profumi sono concreti, appetitosi, straordinariamente nitidi. Specie quelli che si rifanno con puntuale filologia alla terra d’origine dei proprietari, la Calabria. La partenza è dedicata a soppressate e salsicce, al capocollo con corona di caciocavallo, alla bruschetta con la sardella - detta anche cavia - le povero - preparazione a base di neonate di sarde impastate con il peperoncino rosso, finanche al pecorino di Crotone, servito con miele di fichi. Poi è la volta di piatti storici come il pollo saltato con capperi, melanzane, cipolla, peperoncino e ricotta salata, e degli spaghettoni alla tamarro, cioè conditi con radicchio rosso, ‘nduja, salsa di pomodoro e crema di ricotta forte. La nota piccante, vale la pena ricordarlo, è adeguata ad un pubblico lombardo e quindi nessuno correrà il rischio di ustionarsi. Spaghetti, maccheroni, fusilli e fileja sono tutte preparate in casa e disponibili con diversi condimenti: all’uso di Crotone (salsiccia, finocchietto selvatico, cipolla e peperoncino) o alla disperata (con caciocavallo e peperoncino). Carni come secondi piatti, ma anche Caciocavallo Silano DOP alla piastra, eventualmente ripieno d’ nduja. La crostata di mele e mandorle, i tartufetti mantecati con il peperoncino e il tiramisù di ricotta fresca, valgono da esempio tra i buonissimi dessert.
Cosa si beve
La carta dei vini predilige prodotti calabresi. Interessanti le proposte dal Vibonese e dalla Val di Neto. Tuttavia non è difficile distinguere nella carta dei vini numerose cantine d’origine nazionale.
Fiore all'occhiello
L’idea di trascorrere ai tavoli di Dongiò una serata è buona perché la cucina è buona, perché il servizio è buono e perché l’ambiente... induce alla bontà... Ci si va e piace; ci si torna e ci si ritorna...
Titolare:
Antonio Criscuolo
Chef:
Antonio, Monica e Pietro Criscuolo
con Milena Baruzzi
Maitre:
Apertura:
a pranzo e cena
Chiusura:
sabato a pranzo e domenica
Ferie:
tre settimane in agosto
Coperti:
50
Parcheggio:
no
Struttura accessibile:
sì
Accoglienza animali:
sì
Carte di credito:
tutte
Prezzo medio:
Come arrivare
fermata Porta Romana, M3.